5s, f/16, ISO 200, 140mm |
Ma non solo: noi Italiani siamo "strani"... Proviamo a pensare alla nostra esperienza: spesso tendiamo a considerare "straniero" chiunque sia più all'esterno di un raggio di 15Km da casa nostra. Ok, forse non saranno proprio 15Km, ma una sorta di forte campanilismo innato ci porta a dare una definizione di "straniero" molto ampia, e questo, come retro della medaglia, ci porta ad entrare nella parte degli "stranieri" molto di frequente. A questo aggiungiamo che le attuali condizioni economiche ci ricordano che l'ombra dell'emigrazione non è poi così lontana dai nostri orizzonti. Ultimamente, guardandosi in giro, non si sente parlare solo dei "cervelli in fuga", quei "giovani-geni" che lasciano l'Italia per andare a conquistare il mondo e che ogni tanto ricordano ancora come si parla l'italiano, ma purtroppo, solo per dire che in Italia mille cose funzionano male. Oltre alla loro, è sempre più diffusa anche la partenza di persone di tutte un po' tutte le età e con tutti i gradi di istruzione, gente che non va a conquistare il mondo, ma gente che va solo a provare a conquistarsi una vita dignitosa, che spesso qui è difficile da trovare. Ecco quindi che, in fondo in fondo, barconi a parte, ci rendiamo conto che in una situazione di migrazione come quella che ha generato questo disastro, potremmo trovarci anche noi, o i nostri cari.
Facciamo in modo che queste riflessioni non muoiano entro qualche giorno quando passerà il coinvolgimento emotivo e le televisioni torneranno a parlare solo di gossip e politica, pensiamo a tutto questo anche la prossima volta che verremo a contatto con la questione dell'immigrazione: tra un anno quando probabilmente non ci ricorderemo nemmeno più quanto successo ieri, o la prossima estate, quando sulla spiaggia ci sentiremo infastiditi dal venditore ambulante che vuole rifilarci un braccialetto, oppure tutte le volte che ci ritroveremo ad associare i concetti di immigrazione e criminalità e in mille altre occasioni nelle quali ci scopriremo troppo superficiali di fronte a chi ha lasciato il proprio paese in cerca di una vita migliore. E per favore... Almeno per oggi smettiamola con le polemiche sterili, con i ragionamenti di chi dice "ma quando muoiono gli italiani non ne parla nessuno", ragionamenti che, benché a volte abbiano un fondo di verità, in queste situazioni evidenziano solo una mancanza di sensibilità e un'ottusità di cui si fa volentieri a meno.
A chiusura di questo breve post, allego una poesia (che, in un certo senso, ha "ispirato" l'immagine in alto) pubblicata nel 1986 dalla Anti-Defamation League per il progetto "A World of Difference". E' stata scritta nel 1984 durante gli anni del liceo da Noy Chou, una ragazza Cambogiana trasferita a Boston. Tramite questi versi Noy ha provato a mostrare agli altri le sue difficoltà di giovane immigrata, con la speranza che provassero ad essere più aperti nei confronti degli altri, a prescindere dalle razze, dalla cultura o dalla religione.
Sai cosa significa essere un' estranea?
Sai come ci si
sente in una classe dove tutti sono biondi e tu invece hai i capelli neri?
Sai cosa vuol dire
quando l'insegnante chiede “Chi non è nato qui, alzi la mano!” e tu sei l'unica
a farlo?
E poi, quando l'hai alzata, vedi che gli altri ti guardano e ridono?
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per
capirlo.
Sai cosa significa quando l'insegnante ti tratta
come se anche tu fossi stata lì per tutta la tua vita?
Quando parla così veloce che non riesci a capire
niente e gli chiedi per favore di andare più piano?
E quando lo chiedi, gli altri ti dicono “Se non
riesci a capire, è meglio per te se provi in una classe più bassa”.
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per
capirlo.
Sai cosa significa stare dall'altra parte?
Quando indossi gli abiti che portavi nel tuo paese
e tu li trovi carini, mentre gli altri pensano che tu sia pazza?
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per
capirlo.
Cosa significa essere una sfigata.
Cosa vuol dire quando qualcuno di da' noia, senza che
tu gli abbia fatto niente?
Quando gli dici di smetterla e lui risponde che non
ti ha fatto niente.
E poi, visto che non la smette, ti alzi e lo dici
all'insegnante.
E lui nega.
E l'insegnante domanda al tuo vicino di banco.
E lui risponde “E' vero, non gli stava facendo
niente”.
Così ti prendono per bugiarda anche i professori.
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per
capirlo.
Sai com'è quando provi a parlare e non pronunci
bene le parole?
Quando dicono di non capirti.
E ti ridono dietro, ma siccome non capisci, ti
metti a ridere con loro.
E allora ti chiedono “Ma sei scema a prenderti per
i fondelli da sola?”
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per
capirlo.
Sai cosa significa camminare per strada e avere gli
occhi di tutti puntati addosso, solo che non te ne accorgi?
E quando lo capisci provi a nasconderti, ma non sai
dove perché gli altri sono dappertutto?
Devi vivere in un paese che non è il tuo per
capirlo.
Sai come ci si sente in una classe dove tutti sono biondi e tu invece hai i capelli neri?
Sai cosa vuol dire quando l'insegnante chiede “Chi non è nato qui, alzi la mano!” e tu sei l'unica a farlo?
E poi, quando l'hai alzata, vedi che gli altri ti guardano e ridono?
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per capirlo.
Sai cosa significa quando l'insegnante ti tratta come se anche tu fossi stata lì per tutta la tua vita?
Quando parla così veloce che non riesci a capire niente e gli chiedi per favore di andare più piano?
E quando lo chiedi, gli altri ti dicono “Se non riesci a capire, è meglio per te se provi in una classe più bassa”.
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per capirlo.
Sai cosa significa stare dall'altra parte?
Quando indossi gli abiti che portavi nel tuo paese e tu li trovi carini, mentre gli altri pensano che tu sia pazza?
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per capirlo.
Cosa significa essere una sfigata.
Cosa vuol dire quando qualcuno di da' noia, senza che tu gli abbia fatto niente?
Quando gli dici di smetterla e lui risponde che non ti ha fatto niente.
E poi, visto che non la smette, ti alzi e lo dici all'insegnante.
E lui nega.
E l'insegnante domanda al tuo vicino di banco.
E lui risponde “E' vero, non gli stava facendo niente”.
Così ti prendono per bugiarda anche i professori.
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per capirlo.
Sai com'è quando provi a parlare e non pronunci bene le parole?
Quando dicono di non capirti.
E ti ridono dietro, ma siccome non capisci, ti metti a ridere con loro.
E allora ti chiedono “Ma sei scema a prenderti per i fondelli da sola?”
Devi vivere in un paese che non è il tuo, per capirlo.
Sai cosa significa camminare per strada e avere gli occhi di tutti puntati addosso, solo che non te ne accorgi?
E quando lo capisci provi a nasconderti, ma non sai dove perché gli altri sono dappertutto?
Devi vivere in un paese che non è il tuo per capirlo.
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